PICCOLA FAVOLA SUI RE E SUI CONTADINI DELLA MONTAGNA

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C’era una volta una piccola comunità di contadini senza terra che vivevano ai piedi di una montagna, in una valle piena di terre fertili e rigogliose. Tutti i campi che li circondavano erano però divisi tra due grandi famiglie: I “Pugno Duro” e i “fortebraccio”. Queste due famiglie possedevano tutta la valle ed erano in guerra tra di loro a causa di una vecchia lite che si era verificata per una battuta di caccia alla quale il capo famiglia dei “Pugno Duro” non fu invitato. Da allora non si erano più rivolti la parola e si facevano una guerra spietata. Questi contadini senza terra erano allergici ai padroni di ogni tipo e forma e mal sopportavano la tirannia delle due famiglie.
Decisero quindi di salire sulla montagna, che essendo un enorme ammasso di roccia non coltivabile e quindi non redditizia, costituiva l’unico luogo libero della valle.
Iniziarono allora grattare con le loro nude mani la parete rocciosa e videro che dopo innumerevole fatica ne usciva un po’ di terrà.
Per 30 giorni e 30 notti grattarono le pareti della montagna con una tenacia incredibile e alla fine riuscirono a ritagliarsi un fazzoletto di terra in cui coltivare un po’ di grano.
A poco a poco, con enorme fatica il fazzoletto di terra si ingrandì sempre di più e altri contadini riluttanti a lavorare sotto la dittatura delle due famiglie iniziarono a salire la montagna e ad unirsi alla comunità dei contadini senza terra. Le famiglie “Pugno duro “ e “ Fortebraccio” dapprima ridicolizzarono quei contadini poveri che cercavano di far uscire terra dalla roccia, poi iniziarono a guardarli con interesse e ad interrogarsi sul segreto di questo piccolo e sorprendente successo.
Ciò che per loro era particolarmente inconcepibile era l’organizzazione di questa strana comunità: una famiglia, ma senza capofamiglia e non c’erano neanche comandanti o padroni. Intanto il fazzoletto di terra cresceva sempre di più, al punto che il capofamiglia “fortebraccio” decise di andare a vedere con i propri occhi questi pericolosi sovversivi che rischiavano di capovolgere il sistema costituito.
Quando salì sulla montagna si presentò ai contadini come il signore del lato ovest della valle, ma questi non sembravano per niente colpiti dalla sua magnificenza e gli offrirono un piatto di minestra e un giaciglio di paglia per la notte come facevano con tutti i visitatori. Il capofamiglia “fortebraccio” ne rimase incredibilmente colpito e il giorno dopo prima di lasciare la montagna, per conquistarsi la simpatia di quella strana gente li autorizzò a grattare anche il lato ovest della montagna.
I contadini che già da mesi grattavano il lato ovest della montagna ( così come il lato est) guardarono con simpatia allo strano uomo della valle e alla sua strana affermazione ( come si poteva essere proprietari di una montagna rocciosa?), scrollarono le spalle, gli sorrisero con benevolenza ( come si usa fare con le persone poco sveglie) e si congedarono da lui. Il Fortebraccio se ne andò sconfortato ma, tornato nella valle, quando i suoi generali gli chiesero come fosse andata la spedizione, colto alla sprovvista iniziò a tessere le lodi della sua abilità politica con cui aveva sottomesso la comunità della montagna che lo aveva salutato come “ il re dal cuore gentile”. La notizia si sparse nella valle, con gran disappunto del capo famiglia “Pugno duro” che era appena rientrato dalla terra dei “ 5 cantoni” dove a peso d’oro e di promesse di futura gloria aveva dovuto acquistare la fedeltà degli abitanti del luogo. Alla notizia che la famiglia Fortebraccio si era guadagnata la fedeltà dei contadini della montagna con della semplice e dura roccia,questi prese il cavallo e andò subito sulla montagna ad offrire ai contadini il lato est della parte rocciosa.
I contadini lo guardarono con la stessa meraviglia con cui accolsero l’analoga proposta dell’altro capo famiglia e lo assecondarono come si fa con gli stolti, anche perché intanto tante altre famiglie stavano arrivando sulla montagna per vivere liberi e dovevano quindi riprendere il proprio lavoro per accoglierle al meglio. Il capofamiglia “Pugno d’uro” rimase molto deluso dalla mancanza di acclamazione e dall’indifferenza con cui erano state accolte le sue parole e turbato tornò a valle dove al pari del rivale fu prontissimo a raccontare le nobili gesta che aveva compiuto per ottenere la fedeltà della comunità della montagna.
Questa favola si conclude così, con la soddisfazione dei “Re” che pensavano entrambi di essere il centro del mondo e andarono a letto soddisfatti di se stessi, anche se da quel giorno per quanto si sforzassero non riuscivano a distogliere il loro sguardo dalla montagna e di notte si scoprirono a sognare di far parte anche loro della piccola comunità che strappava la terra alla roccia e divideva pane e minestra in parti uguali per tutti.
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