Gli Zapatisti e me – restituzione di R. dall’esperienza Zapatista

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Gli zapatisti e me. Impressioni e considerazioni personali.

L’arrivo dei rappresentanti del popolo zapatista ha destato in me curiosità, attenzione e confronto tra realtà e condizioni di vita a noi opposte.

Le notizie in mio possesso, attinte da letture e racconti di Alessio e Vittorio corroborate dall’incontro diretto con i messicani, mi hanno spinto a elaborare alcune considerazioni che passo ad esporre.

Inizio dall’arrivo delle mujeres e dal primo incontro con loro.

Quale luogo migliore per conoscersi se non intorno ad un desco per condividere la cena.

Si dice che per loro scelta si sistemarono tutte su un lato e noi dall’altro.

Dopo qualche minuto di impaccio totale, prevalse la mia esperienza di vita. Mi alzai e rivolgendomi loro chiamandole RAGAZZE, iniziai a presentare me stesso e gli altri. Fu naturale e con disinvoltura che le mujeres iniziarono a presentarsi da sole.

Non potevamo non essere noi stessi nel momento dell’accoglienza e della conoscenza. Avremmo confuso le loro idee su di noi.

Di li a poco mostravo loro l’attività della ciclofficina ( argomento aperto da Alessio) e le foto dei miei viaggi in bicicletta. Una di loro mi chiese di insegnarle ad andare in bici.

Cadeva il velo di mistero (mai preso sul serio ) che aleggiava su di loro riportandole ( ai miei occhi)  alla loro reale condizione di sana e semplice umanità.

Anche l’interprete Annamaria mi disse che le raccomandazioni e le descrizioni dei responsabili erano quelle. E qui la fantasia aveva superato la reltà.

La mia presenza agli incontri con la delegazione salta alla domenica dell’assemblea al Castello Ducale.

Non sto a ripetere ciò che fu detto in quella occasione ma semplicemente descrivere le mie impressioni.

Credo che a tutti i presenti era chiaro un punto: ci si trovava al cospetto di rappresentanti di un popolo ancora in guerra ma con un lasciapassare per guardare cosa c’è al di fuori del proprio territorio.

Questa volta insieme alle mujeres c’erano anche gli uomini ma ormai noi avevamo confidenza con le donne, alle quali presentai Giovanna che loro già avevano conosciuto. Rividi la mia potenziale allieva di bici ma notai soprattutto la voglia della stretta di mano di quelle persone.

Avevo  espresso il desiderio di porre una domanda che feci in seguito alla loro venuta a Scisciano. Anche in quella sede diedi attenzione ad un ragazzo del SAI che aveva problemi con la bici e sacrificai qualche scambio con gli zapatisti.

Finalmente arriviamo alla serata in associazione nella quale ho potuto ascoltare con attenzione a ciò che dicevano gli uomini rimasti soli dopo la partenza delle mujeres.

Ho formulato la mia domanda, non certo l’unica che avrei voluto fare ma quella che mi intrigava maggiormente. Un pò quella che faccio spesso ai cicloviaggiatori che girano il mondo per mesi ed anni. Dove prendete le risorse per poter vivere e per assicurarvi una vecchiaia dignitosa?

Nella loro condizione e situazione di abitanti di un territorio occupato e autonomo, circondati dalle truppe governative e dai narcotrafficanti, come riescono a far entrare e anche uscire, risorse utili alla vita di tanta gente?

Un esercito di migliaia di militanti come fa a mantenersi?

I companeros hanno risposto lasciandomi ancora più curioso di prima.

Per questo, espongo qui di seguito una serie di domande che avrei voluto rivolgere a loro.

Ribadisco che non ho ben compreso come e se avvengono scambi commerciali utili a sostenere l’esistenza di migliaia di persone.

Come hanno avuto il via libero per poter uscire dal loro territorio. Immagino che abbiano viaggiato in tanti sia a terra che in volo per poter raggiungere l’Europa.

Quando avranno terminato tutti i loro giri, preso appunti, sviluppato le loro considerazioni si porranno in qualche modo nei confronti della società capitalistica ?

Non ho ancora compreso pur raccontandolo in giro, il motivo che li ha spinti a girare il mondo.

Al termine della serata del 27 ottobre sono stato intervistato da radio plaza come tanti altri. Mi chidevano cosa mi lasciava questa esperienza. Forse la domanda avrebbero potuto farla a loro. Comunque ho risposto che la realtà che hanno creato dopo anni di lotta e sofferenza è tutta loro e non credo sia possibile esportarla, almeno come società. In quanto a idea rispecchia ciò che noi vorremmo. Il governo dal basso, eguaglianza e diritti e servizi per tutti. Ma, resta una realtà confinata lì. Visitabile, ammirevole, frutto di dure lotte che ci riportano anche alla nostra storia (quella riletta).

Sapere che esiste una realtà cosi mi fa star meglio, mi fa capire che l’uomo è tutt’altro che consumismo e global slave.

Detto questo, torno con i pedi per terra e penso che il Chapas e le conquiste di quel popolo, poco possono fare per fronteggiare le sfide attuali. Dalle letture vedo la Selva Lacandona abitata dai nativi e custode dei templi Maya. Leggo che c’è un fiorente turismo sia culturale che sportivo. So anche che i problemi della deforestazione non riguardano questo territorio.

Concludo ( da pirata come mi descrive Peppe ) dicendo che ora come ora , l’esempio del popolo zapatista non può essere utile a salvare il pianeta. Forse ho perso qualche riunione con loro e non so se hanno accennato al problema ambiente. Oggi  i messaggi relativi alla salute di Gaia giungono a fasi alterne. Ora c’è il clamore del G20 (una pagliacciata) e di Cop26 che attirano l’attenzione di pochi. Domani si tornerà a parlare del Napoli ( sempre forza ), delle auto elettriche ( inutili per salvare l’ambiente), dell’ultimo modello di cellulare e altre simili ed inutili cose. Saremo ancora schiavi dei falsi bisogni e mentre gridiamo abbasso il petrolio non riusciamo a dare un colpo di pedali alla bici.

Voglio augurarmi che la nostra associazione spenda egual tempo per sviluppare al proprio interno una reale coscienza ecologista. Che le tanto decantate bici non restino solo ad uso degli ospiti SAI. Abbiamo le potenzialità per indicare la strada agli altri in alternativa ad un vuoto politico e istituzionale.

Ringrazio la venuta degli Zapatisti che mi hanno permesso di mettere giù questi miei pensieri. Hanno aggiunto fermento  alla nostra già attiva e rivoluzionaria associazione. Affrontiamo il tema ambientale alla loro maniera.

R.

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