Dove si forma un suono

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Ha quattordici anni più di me, tre figli meravigliosi, un sorriso accogliente. E l’espressione in viso di chi cerca di capire precisamente in quale parte della mia bocca si formi il suono che non riesce a pronunciare.

La E maledettissima, quella che trasforma le scarpi in scarpe.

Con le parole ci ho sempre saputo fare, conosco la grammatica e non ho paura del congiuntivo.

Ma insegnare la mia lingua è proprio un’altra cosa. E io non credevo di esserne in grado.

Eppure a settembre dello scorso anno ci siamo seduti tutti insieme in cerchio e abbiamo cominciato seriamente a ragionare sulla possibilità di istituire un corso di italiano per migranti.

Ci siamo soffermati  sulle difficoltà, sulle paure reciproche, sulla sensazione di inadeguatezza che alcuni di noi avevano. Perché parlare correttamente la propria lingua certo ti fa partire avvantaggiato ma non ti rende capace di trasmettere la tua conoscenza.

Così mi sono trovata a misurarmi con le lettere, con i suoni, i plurali e le preposizioni.

Con quantità inimmaginabili di esercizi, perché quelli sui libri sono sempre troppo pochi.

Mi sono trovata a guardare in viso le nostre signore sorridere e ridere di gusto di fronte a qualche errore di lettura, spaventarsi di fronte alle preposizioni, cercare con occhio indagatore in quale punto preciso della bocca si formi un suono.

Le lezioni della domenica sono diventate un meraviglioso e divertente appuntamento, un incontro tra persone vicine che si scambiano consigli sull’ufficio immigrazione e un attimo dopo parlano di come cucinare i fagiolini. Un incontro condito ogni tanto da qualche domanda fatta a bruciapelo, alla quale non eravamo per niente preparati: “Perché madre finisce con e anche se la mamma è femmina?” oppure “Perché c’è differenza tra ti amo e ti voglio bene?” (e qui la risposta fu “Per creare confusione”).

Ancora non ho capito il giorno dell’esame chi fosse più in ansia, se noi o loro. Le nostre signore si sono sedute in prima fila e, orgogliosissime, hanno aiutato gli altri.

Salvo poi chiedere all’uscita “si dice vengo dall’Ucraina, vero? Non vengo di Ucraina”.

Ecco, io, noi, non vediamo l’ora di ricominciare.

 

VDP, operatore corso di italiano per stranieri YaBasta – Restiamo Umani

Tratto dall’Agenda dei Beni Comuni 2017

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