Un bel finale e un bellissimo nuovo inizio

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Avevamo conosciuto M. ed A. nel nostro giro per informare le famiglie migranti sulla possibilità dei Buoni Spesa dati dai comuni nella prima fase della pandemia. Li conoscemmo alle 19 ed alle 21 stavamo già correndo in ospedale perché ci avevano richiamato con urgenza, A. stava per partorire e non sapevano come contattare un’ambulanza e non conoscevano affatto la lingua italiana. Immigrati, non regolari, senza macchina e in procinto di partorire, in questi casi bisogna andare per forza, e di corsa!

Lì nei corridoi iniziamo a parlare un poco, M. ci racconta la sua vita, gli enormi sacrifici per venire in Italia, lo sfruttamento lavorativo, il ricatto dei documenti. Ci dice che il bambino lo chiamerà P. e ci racconta della moglie, un’infermiera che in Italia è costretta a lavorare per pochi spiccioli ma che vorrebbe tanto riprendere a studiare. Quella notte nacque P. e noi uscimmo dall’ospedale come due padrini acquisiti. quella notte iniziò il nostro percorso con M. ed A. Da quella sera infatti non ci siamo lasciati più perché oramai ne eravamo responsabili.

Nei giorni seguenti scoprimmo l’enorme rete di lavoro nero e sfruttato ai danni di migranti irregolari a Marigliano, costretti dai caporali a consegnare il 50% della paga. Da quel giorno iniziammo ad incontrare tanti di loro e ad accompagnarli nel processo di regolarizzazione.

M. e la moglie A. hanno partecipato alla famosa Sanatoria del 2020, quella per cui l’allora ministro pianse in televisione e si commosse pensando ai diritti che aveva restituito agli invisibili. Inutile dire che non è andata affatto così. La Sanatoria di M. e A. è durata tre anni! Tre anni in cui hanno lavorato ininterrottamente nonostante il bimbo piccolo, versando contributi ad uno stato che non gli riconosceva neanche il diritto di avere una carta d’identità e quindi poter fare un contratto di casa, aprire un conto corrente, ricongiungersi con l’altro figlio che li aspettava in India assieme ai nonni.

Da subito decidemmo di aiutarli a trovare una casa che li sottraesse al ricatto lavorativo. Decidemmo di impegnarci da garanti per la loro casa in modo da evitargli di dover acquistare dichiarazioni di ospitalità fasulle e fortunatamente loro incontrarono una persona amica che decise di fittare la sua casa all’associazione e di accompagnarli assieme a noi anche nel percorso di regolarizzazione. Li portammo dal loro pediatra, ed iniziammo a fare i primi documenti anagrafici. Li aiutammo a costruire una rete sociale e li accogliemmo nella comunità di YaBasta!-Nova Koinè. Iniziammo a camminare sempre assieme, noi nella nostra idea di intervenire sempre di più per aiutare le comunità migranti e loro che in noi avevano ritrovato una famiglia e degli amici. Abbiamo sfilato insieme nelle manifestazioni e pranzato nei giorni di festa, insieme siamo intervenuti per sottrarre all’irregolarità ed agli sfruttatori altre persone migranti. Poi finalmente, dopo tre anni di attesa, il fatidico giorno del ritiro del permesso di soggiorno per M. , A. e il piccolo P. che adesso parlottola in un bellissimo italiano. Ora per loro inizia una nuova vita ed il pensiero è subito a ricongiungersi con il figlio che li aspetta in India.

Finalmente ora potranno andare a trovarlo, far conoscere a P. i suoi nonni, poter registrare la loro residenza e aprire un conto corrente su cui poter versare uno stipendio come fanno tutti. In questi anni abbiamo visto M. fare due e anche tre lavori al giorno e nei pochissimi giorni di festa portare P. nel sellino sulla bicicletta perché lui è un anche un bellissimo papà. In questi anni abbiamo visto A. lavorare con il figlio in braccio senza fermarsi mai e contemporaneamente curarlo sapientemente cercando di non fargli mai mancare il sorriso.

In questi anni abbiamo visto un sacco di ingiustizie nel nostro sportello e nell’accoglienza quotidiana che portiamo avanti, ma quanto è importante ogni tanto vedere un raggio di sole. Il nostro raggio di sole è in quei tre tesserini, che valgono appena un anno e sono costati anni interi di invisibilità e fatica sovraumana.

 

Noi continuiamo e continueremo a camminare al loro fianco perché è questo ciò che fa una comunità: abbraccia, difende, sostiene. Grazie a M. e A., forse senza quella sera noi non avremmo scelto di perseverare in questo viaggio ostinato in direzione dell’altro mondo possibile e sempre più necessario.

Qui il racconto di quando li abbiamo conosciuti: https://www.yabasta.net/il-miracolo-dei-buoni-spesa/

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