Una inversione a U – breve storia dell’ass. YaBasta! (oggi YaBasta!-Nova Koinè)

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Scrivere la storia di YaBasta! (oggi YaBasta!-Nova Koinè) significa raccontare la storia di una stupefacente inversione di rotta.

Quando quasi 15 anni nacque, la nostra comunità si presentava nelle forme tipiche di un collettivo culturale del frastagliato universo della sinistra più o meno radicale. Si era formata, infatti, attorno alla lettura dei classici, impegnandosi per lo più nella promozione di eventi e incontri, e nella discussione serrata su argomenti di attualità politica. Poi arrivò quella che ci piace definire come “inversione ad U” e che ci trasformò in quello che siamo oggi.

Iniziammo un doposcuola gratuito per i ragazzi del nostro paese. Lo iniziammo perché avevamo letto qualche libro sul mutualismo e venne naturale l’idea di unire il “fare” al “dire”. Da lì, però, la nostra organizzazione è completamente cambiata. Il doposcuola nel giro di pochi mesi passò da due giorni a settimana a tutti i giorni; e in poco tempo iniziò a non interrompersi neanche nei mesi estivi. Iniziammo così a costruire un rapporto con tante persone concrete in carne e ossa ,che ora si relazionavano specificamente con noi: i ragazzini, le loro famiglie, la loro scuola ufficiale, i servizi sociali del Comune. Il nostro doposcuola divenne, dopo appena due anni, un servizio di prossimità concordato con l’istituzione scolastica e i servizi sociali comunali, con la finalità prioritaria di aiutare le famiglie in forte condizione di esclusione.

Dopo qualche anno al doposcuola si affiancò la scuola d’Italiano per stranieri, avviata sull’esempio dell’Associazione Nova Koinè di Marigliano che la portava avanti da qualche anno. Assieme a loro costruimmo uno specifico percorso di alfabetizzazione italiana per le persone migranti. Oggi, ogni domenica – perché quei particolari “alunni” lavorano duramente nel resto della settimana – seguono i corsi oltre 100 persone. Grazie alla convenzione con il CPIA (la scuola pubblica per lavoratori e stranieri), sono state centinaia le persone preparatesi con noi per gli esami di lingua A2 e per le licenze di terza media.

Di fatto, la nostra sede diveniva sempre più uno spazio aperto tutti i giorni e attraversato da tantissime persone a rischio marginalizzazione. Diveniva perciò urgente avere spazi più ampi e adeguati. Iniziammo così a ricercare fondi attraverso la progettazione sociale, formandoci a tecniche e strumenti che mai avremmo pensato di utilizzare. Aprimmo alloraì il centro YaBasta! e ci rendemmo conto che c’era bisogno anche di altro. Così, un anno in cui il Banco Alimentare comunale stava per chiudere per mancanza di volontari, decidemmo di assumercene la responsabilità. E dopo pochi mesi aprimmo anche un secondo banco alimentare per tutte le famiglie, migranti e non, del territorio, che in gran parte si riferivano già alla nostra associazione.

Divenimmo anche un tutt’uno con l’Ass. Nova Koinè, unimmo le forze e le storie di due realtà accomunate dall’impegno quotidiano nella tutela degli ultimi e nacque nello stesso periodo il nostro Sportello Diritti. Lo sportello ci ha permesso di iniziare a seguire i percorsi di regolarizzazione delle persone che incontravamo ogni giorno. Poi, nel giro di alcuni mesi, il numero di utenti che seguivamo nelle pratiche di regolarizzazione divenne davvero enorme e iniziammo anche a costruire percorsi vertenziali che si acuirono durante il Covid (la lotta per l’estensione dei buoni spesa alle persone irregolari, la vertenza sul Reddito di Cittadinanza per stranieri, l’accesso al vaccino anti-covid anche per le persone prive di documenti).

Tra il 2019 e il 2020, abbiamo avviato anche percorsi di concreta accoglienza per le persone richiedenti asilo e rifugiati, sul modello di Riace e abbiamo deciso di partecipare al Bando per il servizio SAI (ex SPRAR) del Comune di Scisciano per l’accoglienza di 44 persone richiedenti asilo e rifugiati. Lo abbiamo vinto e sul territorio tra Scisciano e Marigliano abbiamo aperto i nostri appartamenti per l’accoglienza diffusa. Nello stesso periodo ci siamo poi scontrati con l’enorme problema della violenza di genere e dell’assenza di servizi concreti per le donne vittime di violenza. Abbiamo così dato vita a una Casa rifugio dedicata a Sabino Romano, il nostro mentore nell’incredibile inversione ad “U” dei 13 anni precedenti, e abbiamo iniziato a seguire anche donne vittime di violenza nel percorso verso l’autonomia. Con ciò, il cambio di rotta poteva dirsi pressoché concluso.

Oggi la nostra associazione porta avanti il doposcuola gratuito più anziano della provincia, che si tiene tutti i giorni tra la sede di Scisciano e la Moschea di Marigliano, senza mai fermarsi neanche nei mesi estivi. A sua volta, la Scuola di Italiano avrà seguito in questi anni più di mille alunni, con centinaia di licenze medie e di esami A2. Lo Sportello Diritti ha poi  trovato una sede autonoma nella Stazione di Scisciano e si è unito allo sportello dell’associazione SmallAxe a Boscoreale per seguire una media di 200 persone ogni mese. Il Banco alimentare segue ormai da anni oltre 170 famiglie sul territorio, e il nostro progetto di accoglienza si è incrementato accogliendo anche 8 nuclei familiari ed arrivando quindi a 52 persone complessive. Infine, la Casa Rifugio per le donne vittime di violenza, dopo un anno di lotta e interlocuzioni, è stata finalmente riconosciuta dalla Regione Campania.

Questa lunga trasformazione ovviamente ha portato, e porta ogni giorno, anche tante difficoltà e contraddizioni. È un impegno molto “totalizzante”. Non a caso, oggi la nostra riflessione verte sulla necessità di tornare a costruire un’azione culturale che non sia solo rivolta a coloro che incontriamo ogni giorno. Da qualche mese stiamo anzi tentando, a fatica, di elaborare una prassi politico-sociale che possa essere utile anche in altri territori, per strutture che, come noi, si pongano l’obiettivo di avviare dinamiche che incidano realmente, per quanto possibile, nella realtà che ci circonda, organizzando il protagonismo diretto delle persone che hanno bisogno e costruendo, seppure in piccolo e solo parzialmente, quello che gli zapatisti ben definiscono come l’altro-mondo possibile.

In questi tempi bui, noi pensiamo che occorra banalmente fortificare l’unione di quelli di “sotto” per resistere alla prevaricazione di quelli di “sopra”. Questa consapevolezza per noi è stata ed è un lungo lavoro di autoformazione, con la messa in discussione di ogni forma di organizzazione di tipo novecentesco. Oggi siamo abituati a muoverci su territori inediti, lasciando spesso nelle curve di questo percorso tante parole d’ordine, relazioni e percorsi che magari fino a poco tempo prima reputavamo indispensabili.

Le inversioni di rotta, infatti, non sono mai facili; e molto spesso significano cambiare per prima cosa noi stessi. Noi ci abbiamo provato, orientando la nostra ricerca alla costruzione di relazioni autentiche e dirette con le persone. E ancora oggi questa direzione di marcia costituisce la bussola di una traversata che speriamo prosegui ancora a vele spiegate per un bel po’.

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